AMERICAN IN ME w/ ANDY J. MILLER e Kermit la rana

Ci siamo, ‘American In Me’ è al suo primo round. Abbiamo tenuto il discorso inaugurale, abbiamo spaccato la bottiglia di Jack Daniels, e persino tagliato il nastro. Non resta che partire, e lo facciamo con Mr. Poster Art. Lui è nato a Columbus e adora i Muppets: ecco a voi Andy J. Miller.

D.: Andy, sei nato in Indiana ma hai dovuto spostarti frequentemente. Dove ti trovavi nel momento in cui hai capito che saresti diventato un artista?

R.: Sono nato a Columbus, in Indiana negli States. E’ un posto veramente unico, rinomato nel mondo per la sua architettura che è – in parte – ciò che crea quell’atmosfera unica. E’ stato uno shock per me poi andare alla scuola superiore e vedere tutti così seri, era un luogo così splendido. Comunque, credo che quell’approccio mi portò a pensare che cosa avrei potuto fare della mia vita, e fu in quel momento che cominciai seriamente a considerare l’idea di diventare un artista.

 

D.: In effetti il luogo è importante perché influenza la tua intera esistenza. Come credi che ti abbia influenzato l’America, artisticamente?

R.: Tornando a Columbus, è una città che ha tantissime influenze di design anni ’50. La leggenda del design Paul Rand progettò diversi loghi per aziende locali – Cummins, per esempio. Alexander Girard ha realizzato alcuni lavori per la leggenda locale J. Irwin Miller (con cui non ho parentela). La bellezza e la semplicità di questi progetti mi hanno influenzato per la loro casuale e strettissima vicinanza e possono essere stati, effettivamente, fattore determinante del mio amore per la serigrafia e per l’essenziale palette di colori.

 

D.: In un’intervista dici che fai le stesse cose ogni giorno. Può essere una routine noiosa quella dell’artista?

R.: Assolutamente no! Nonostante la mia routine sia abbastanza rigida, l’arte che creo è sempre in cambiamento. Mi piacciono la disciplina e l’efficienza della routine, ma non riesco a pensare alla monotonia. Cerco sempre nuovi progetti e sono tutti così diversi ed eccitanti che il lavoro è sempre fresco, nuovo.

D.: Il rock poster ultimamente ritorna all’uso del carattere tipografico dal sapore vintage, invece la tua arte mi ricorda Keith Haring, è molto pop. Chi sono i tuoi artisti di riferimento?

R.: I soliti sospetti. Saul Bass, Paul Rand, Alexander Girard, mi piacciono molto anche Shel Silverstein, Dr Seuss, Jim Henson e Roger Hargreaves. Adoro il modo in cui Jim Henson ha inserito la cultura pop nell’immaginario con ‘I Muppets’. Non ho avuto modo di conoscerlo, ma immagino che sia stato un genio. Da quando l’ho scoperto, ho sempre provato a catturare la dimensione pop dei suoi personaggi e ricrearla nei miei rock posters.

D.: E la musica? E’ una componente secondaria o principale nella progettazione del rock poster?

R.: Primaria. La uso come fonte di ricerca, come riferimento per la mia documentazione. I poster della band ‘WHY?’ che ho realizzato sono composti anche da testi di alcune canzoni che amo di più della band.

D.: Hai da poco collaborato con la Yellow Bird Project per ‘Indie Rock Poster Book’. Cosa ci racconti di questa esperienza?

R.: Il ‘Poster Book’ è stato divertente. Ho avuto un sacco di contributi da parte di molti miei colleghi designers via web, ma la cosa più buffa è stata fare da direttore ai miei amici e ad altri artisti che rispetto. E’ bello ora essere parte di questo progetto, ma è stato anche stancante a suo tempo e ho avuto bisogno di prendermi un break, poco dopo!

D.: Infine, una domanda IPRA: se tu fossi un animale, quale saresti?

R.: Uhm, ottima domanda. Strambo come sono non ho mai pensato a un animale che mi rappresentasse, ma direi…un koala!

Oregon Pizza nasce a Napoli nel 1988. Si trasferisce in Emilia-Romagna e dopo aver frequentato l'Istituto Statale d'Arte di Forlì si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Bologna, svolgendo prima il triennio di Scenografia e successivamente il biennio di Illustrazione. Fa tirocinio presso teatri locali (Diego Fabbri, Forlì) e non (Sociale, Rovigo); elabora loghi e locandine per eventi. Ama la musica ma - sinceramente - le riesce meglio disegnarla che suonarla.